OBIETTIVI E VALUTAZIONE
La Scuola pone, al centro delle sue scelte educative, la Persona nella sua “totalità”, considerandola come risorsa fondamentale del suo Progetto Educativo. La formazione integrale e armonica della persona mira a costituire un’identità libera e consapevole, attraverso valide proposte etiche e culturali.
I singoli obiettivi educativi e didattici sono formulati tenendo conto della realtà concreta dello studente aiutandolo nel difficile cammino di costruzione di sé e del proprio sapere, seguendo la logica evangelica che:
“… ciascuno è chiamato a riconoscere e a fruttificare il proprio Talento nascosto come tesoro a servizio del Bene comune”.
L’azione didattica presuppone la centralità dell’alunno, soggetto di educazione e di apprendimento.
La nostra Scuola è impegnata a garantire una completa maturazione intellettiva. Il personale docente si configura professionale, esperto, aggiornato e in continua revisione rispetto alle esigenze dei singoli, delle loro esigenze e potenzialità. “Le Maestre useranno modi diversi ed opportuni secondo l’indole, l’età e l’intelligenza di ciascuna” (S. Rosa Venerini). Il lavoro è svolto con serietà, offrendo trasparenza nel presentare e conseguire obiettivi e programmi didattici, ma si caratterizza anche per quella creatività che nasce dalla passione per l’insegnamento e dal reale attaccamento al benessere, alla riuscita dell’alunno.
“L’educazione è un gran bene se trasmessa con purità di cuore, grandezza di animo, libertà interiore” (Santa Rosa Venerini).
Siamo consapevoli che l’incontro con la necessità e il dovere dello studio non può ridursi ad un obbligo, ad una pena da scontare. Ecco, perciò, che è preferibile suscitare, con creatività e passione, un reale amore per l’apprendimento, favorire, cioè, l’esperienza indelebile della gioia della ricerca, della scoperta, donare la gioia di conoscere, di sapere. Lo studio concreto potrà giungere a una fine, ma l’attitudine all’apprendimento si conserva oltre i confini della scuola e prosegue in ogni campo della vita. Questo fine può essere perseguito proprio grazie all’intrinseca propensione dei bambini alla curiosità, alla loro sete di competenza e di aprirsi al mondo. L’intervento dell’insegnante accoglie e valorizza il bambino, e si svolge all’interno di una relazione reciproca cercata e costruita nel rispetto e nella stima reciproca; in tal modo il bambino percepisce facilmente la consapevolezza del proprio valore ed è portato a dare il meglio di sé.
L’insegnante organizza le attività didattiche in modo tale da creare un clima familiare, che crea sicurezza e serenità, che stimola l’interesse, risponde alle reali domande dell’alunno e ne promuove la partecipazione attiva. L’apprendimento diviene automotivante, basato sull’interesse; si diventa abili nel cercare, nell’osservare, nell’approfondire.
Un completo apprendimento costituisce un obiettivo di elevato spessore, ma se è vero che questo risulta monotono se non nasce da amore e da motivazione, è anche vero che senza metodo risulta disordinato. A tal fine occorre “saper apprendere”, ossia investire la qualità e la quantità delle proprie energie e del proprio interesse in modo sistematico e fruttuoso. La capacità di apprendimento, nel corso degli studi, è educata ad una oculata gestione del tempo, all’acquisizione di mnemotecnica, alle strategie di lettura e di scrittura, alla sintesi, alla capacità di comunicare in modo chiaro e condivisibile, alla verifica continua dei risultati.
Amore per l’apprendimento, e metodo che ne potenzia i risultati, sono due coefficienti di un ottimo risultato didattico e formativo.
“Dio è amore”. Una relazione personale e profonda con Dio conduce alla realizzazione completa dell’uomo
Secondo uno studio condotto da alcuni professori di psicologia della Columbia University, pubblicato online su Journal of Religion and Health, i bambini che sono accompagnati alla scoperta e alla cura della propria spiritualità maturano un carattere più tenace, ottimista e perspicace, riescono ad avere relazioni più profonde, hanno voti più alti, credono maggiormente in se stessi e nelle proprie capacità perché sanno che la loro vita ha un significato e un valore che li trascende e va al di là dei risultati che ottengono. Sono dati che non possono suscitare meraviglia, dato che corrisponde alla stessa visione antropologica cristiana che vede l’essere umano creato come “spirito incarnato”, quindi chiamato a vivere pienamente anche in relazione con Dio.
La nostra Scuola crede fortemente nella dimensione spirituale del bambino e si prepara a seguirlo in questa progressiva scoperta, a creare le condizioni perché nasca un reale incontro con Dio Amore. La dimensione spirituale si scopre e nasce dunque nell’amore, dal riconoscersi come degni di amore, di stima, di rispetto, di tenerezza, di attenzione, e anche dall’esperienza del provare sentimenti di amore per gli altri. Consideriamo perciò fondamentale che ogni soggetto coinvolto nell’educazione del bambino, personale docente e non docente, sappia relazionarsi in modo profondo, durevole, intenso e significativo, donando una testimonianza che possa iniziare ad essere la porta d’ingresso verso l’abbraccio di Dio, un segno inequivocabile della Sua presenza perché Dio non è un concetto appreso, ma incontro da esperire. In questo, il bambino ha un’innata sensibilità.
Spesso i bambini portano dentro di sé domande e intuizioni profonde su Dio, sul senso della vita, sulla morte, sul dolore del mondo; desiderano che la fede sia come debba essere, relazionata strettamente alla vita. Noi abbiamo il compito di indicare quelle fonti sicure che ci sono state rivelate e donate, attraverso cui far pervenire a una conoscenza più vera del reale. Lo studio della Bibbia, dove è contenuta la Parola di Dio, della storia con i suoi insegnamenti, dei valori morali, della Tradizione e del Magistero della Chiesa sono alcune fra le più importanti fonti, adattate, nel linguaggio e nel contenuto, alla sensibilità e alle esigenze del bambino, che ne scopre la bellezza, la particolarità, l’unicità. La liturgia nella nostra Cappella, dove è presente il Santissimo Sacramento, spesso diventa un altro luogo di incontro privilegiato con Dio dove i bambini imparano a pregare e a intercedere, con semplicità e purezza d’animo, per i propri cari o per le necessità del mondo, coltivando un senso di responsabilità e di appartenenza. Arrivano a capire che Dio non è un’entità astratta ma personale, che si prende cura di loro come ciò che ha di più prezioso, da coltivare e custodire, perché cresca in un modo rigoglioso, armonioso.
La gestione delle emozioni e la capacità d’amare sono arti da apprendere, un’opera di miglioramento
L’affettività non è una realtà racchiusa nell’intimo dei sentimenti ma permea tutta la persona. Per questo può finire per ostacolare la maturazione della personalità. Non di rado l’allegria o la tristezza, la stima di sé o la disistima, la qualità delle relazioni intrecciate e altro ancora, possono influire in modo determinante sul successo o l’insuccesso sia scolastico che esistenziale. Consapevoli di queste possibilità che si affacciano sulla vita dell’alunno, consideriamo il cammino di maturazione emozionale e socio-affettiva una componente essenziale del nostro progetto educativo. Si tratta, ovviamente, di un processo in fase iniziale, considerato lo stadio evolutivo del bambino, ma comunque da favorire e perseguire. Un processo che non è una capacità spontanea o innata del soggetto, ma che si deve imparare.
La vita scolastica quotidiana, luogo carico di affettività, può e deve contribuire alla splendida scoperta dei propri sentimenti e della capacità d’amare. Apprendere, esplorare, incuriosirsi, acquisire nuove regole e competenze, correggere i difetti, relazionarsi con i compagni e con gli adulti, giocare, parlare e ascoltarsi, discutere e divergere, sono alcune fra le esperienze quotidiane vissute da un alunno, tutte ricche di affettività, che conducono alla scoperta della propria unicità, del proprio mondo interiore. Un’educazione mirata permette di accompagnare nella conoscenza di se stessi, delle emozioni cui dare un nome per non esserne sopraffatti, e un valore per accoglierle e incanalarle in direzioni costruttive come la capacità di apprezzare la natura, la musica, l’arte, la lettura, la fantasia, lo sport, la creatività e così via. In modo simile, è possibile comprendere che anche l’amore è un’opera di miglioramento. Un’educazione affettiva trasferisce lo sguardo dallo stadio dell’amore che piace e gratifica il sé a quello della reciprocità, della cura dell’altro, dell’attenzione, del sincero apprezzamento, della parola e dell’ascolto, del dono. Il bambino sa che, quando l’amore è profondo, si può giungere al superamento delle divergenze e alla magnanimità di cuore.
La maturazione socio-affettiva dell’alunno non potrà essere confinata ad ambiti a lui più familiari, ma comincerà ad affacciarsi al mondo per osservarlo in modo autonomo, critico, ma costruttivo e corresponsabile. L’amore maturo sa aprirsi e donarsi al mondo.